La seconda ospite di Glamour – Appunti di Moda, il ciclo di incontri promosso dal dipartimento di Fashion Design dell’Università Europea del Design di Pescara, è Sara Lecci. Giovane, determinata e con una grande voglia di condividere le sue conoscenze e la sua esperienza con i giovani aspiranti stylist, Sara Lecci inizia la sua carriera come stylist subito dopo aver concluso il corso di fashion e editor styling allo IED di Roma. A 23 anni inizia a insegnare all’Istituto Europeo del Design che ha sede nella capitale italiana. Oggi Sara Lecci è docente di Photoshop, Indesign e styling.
“Subito dopo essermi laureata,” racconta la giovane stylist, “sono diventata assistente di due docenti dell’università che avevano un magazine di moda. Ho collaborato con loro per quattro anni. Poi ho deciso di iniziare a lavorare come freelance perché ad un certo punto ho avvertito la necessità di iniziare a fare qualcosa per me. Ho trovato il coraggio e mi sono buttata. Dal 2019 sono freelance stylist, art director, a tratti fotografa perché amo molto la fotografia. Quando sono sul set mi piace dare indicazioni al fotografo. A volte scatto anche qualche foto perché ho un’idea precisa di quello che voglio realizzare. Avendo curato l’impaginazione di un magazine di moda per tanti anni, quando faccio uno styling so già come dovranno essere inserite le foto scattate durante lo shooting.”
Cosa pensi delle immagini che ci arrivano attraverso i social? Spesso quello che viene proposto non è reale.
“Purtroppo viviamo in un mondo di apparenze. Tutto quello che si pubblica sui social va interpretato con i ‘propri filtri’, non con quelli utilizzati per modificare le foto. Considerando poi che oggi con l’intelligenza artificiale è ancora peggio. Quante volte capita di incontrare una persona e di non riconoscerla perché sui social appare completamente diversa? I ragazzi dovrebbero fare attenzione. Parliamo tanto dell’accettazione di se stessi e del body positivity ma poi non lo mettiamo in atto sui social perché tendiamo sempre alla perfezione, perché tendiamo a fare il ritocco finalizzato ad assomigliare ad altre persone. Tanto che ad un certo punto ci troviamo in mezzo a tante maschere, tutte uguali, e non riusciamo a capire cosa diversifica una persona dall’altra.”
Prima di scegliere un collaboratore molti selezionatori cercano informazioni sul candidato andando a vedere cosa pubblica sui suoi profili social.
“È la prima cosa che faccio anch’io quando cerco un assistente. Poi comunque faccio il colloquio per capire il carattere, come la pensa. Non dobbiamo dimenticare che il nostro biglietto da visita è la nostra immagine. Se sui social non rispecchiamo i nostri valori, già partiamo svantaggiati.”
Credo che la fotografia, anche nella moda, dovrebbe essere utilizzata per rappresentare la realtà secondo una personale visione delle cose, senza essere ritoccata.
“Nella moda negli ultimi anni ci siamo allontanati dall’idea di perfezione. Spesso le foto non vengono ritoccate proprio per esaltare alcune caratteristiche della modella o del modello.”
Come riesci a capire cosa serve alla persona che ti ha chiamato come stylist?
“Studio molto i trend del momento. E cerco di indirizzare l’attenzione verso questi e quelli del futuro. Ovviamente faccio anche un’analisi di ciò che è stato già pubblicato per quel brand, per quello stilista. Poi presento più moodboard e più proposte in modo che si riesca a trovare un compromesso con il cliente. Preferisco lavorare con persone che rispecchiano il mio stile e che si fidano di me.”
Il lavoro della stylist si fonda sulla ricerca, sulla conoscenza e sulla creatività.
“Assolutamente sì. Quando manca la creatività, manca un elemento fondamentale. Per me la fotografia rappresenta un grande stimolo, una boccata d’aria fresca. Mi fa uscire dalla mia comfort zone e mi proietta verso la visione creativa.”
Un giovane fashion designer come può capire se è portato per il lavoro di styling?
“Lo scopre facendo esperienza sul campo, lavorando come assistente per uno stylist affermato, impegnandosi a risolvere i problemi che si presentano, mostrando flessibilità. Procedendo con tanta umiltà e tanto entusiasmo e imparando a rendersi indispensabile. Noi docenti riusciamo a percepire chi ha più talento di altri. È per questo che cerco di stimolare i miei studenti a far uscire la loro personale visione. Non impongo mai il mio stile, il mio gusto.”
Articolo di Emanuela Costantini