Il fotografo Daniele Notaro ospite di Glamour - Appunti di Moda

Il suo è un racconto per immagini, un racconto nel quale i protagonisti sono due: le creazioni degli stilisti e le emozioni, quelle vere.

Daniele Notaro, ospite di Glamour-Appunti di moda, il contenitore di incontri promosso dal dipartimento di Fashion Design dell’Università Europea del Design di Pescara, è un fotografo specializzato in advertising e moda.

“Faccio molti backstage di fashion show – racconta – Il dietro le quinte è un contrasto con quello che succederà dopo, in passerella.

Qui ho la possibilità di raccontare le emozioni vere, quello che succede prima della sfilata, senza costruzioni. E’ molto importante riuscire a cogliere l’attimo giusto, l’espressione giusta.

Nei miei scatti metto in evidenza l’abito catturandolo insieme all’emozione della modella e dando una grande attenzione al dettaglio.

La moda è stata la tua prima passione?

“Sì, non sono figlio d’arte. E’ stata una mia passione da sempre. Ho frequentato l’istituto d’arte e poi corsi e scuole di fotografia. Mi piaceva in particolare la fotografia pubblicitaria e di moda.

Ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace. Tanto che spesso mi capita di svegliarmi per appuntare un’idea.”

Hai detto che ami raccontare il “dietro le quinte” di una sfilata. Che ne pensi del recente trend pubblicitario che presenta spot che mostrano il dietro le quinte della realizzazione della pubblicità?

“Il dietro le quinte è un mondo quasi sconosciuto. Vedere come si forma uno spot, un servizio fotografico, suscita curiosità e riesce a catturare l’attenzione.”

Ma nel momento in cui diventa un ‘modello ripetuto’, non credi che perda il suo fascino?

“Bisognerebbe cercare di dare sempre una visione originale. Proprio perché non è sempre la stessa cosa. Il mio modo di vedere, di approcciare ad uno stilista, per esempio, per me significa raccontare il backstage nel suo modo, con un taglio riconoscibile ma adattato al tema della sfilata, al mood del momento.

Anche nello spot bisognerebbe raccontare in modo originale. Si può trovare la chiave di lettura giusta ogni volta in modo diverso.”

C’è mai stato un momento in cui hai pensato “forse ho sbagliato a scegliere questa professione”?

“No. Mi piace così tanto che, nonostante le difficoltà, non ho mai avuto dubbi. E’ un lavoro che richiede tanto tempo da dedicare alla formazione e alle pubbliche relazioni, per farti conoscere. Ma è anche un lavoro che ti regala grandi soddisfazioni.”

Cosa rispondiamo a chi, pensando di avere un telefono di ultima generazione che scatta delle foto bellissime, pensa di essere un fotografo?

“Essere un fotografo non dipende dal mezzo. La fotografia è quella che senti dentro. Anch’io faccio delle belle foto con il telefono. E non è l’ultimo modello. E’ il modo di vedere le cose che fa la differenza.

Se mi dicessero “fai un servizio fotografico con una macchina fotografica usa e getta”, accetterei la sfida. E’ importante utilizzare il mezzo che si ha per ottenere il meglio. Non dimenticando mai che la fotografia è, innanzitutto, luce.

Io sono nato con la pellicola e ho imparato veramente a capire cos’è la fotografia, come creare la foto giusta. Certo, il digitale accorcia i tempi di lavoro e di consegna. Ma ogni tanto, ancora oggi, faccio comunque dei lavori in pellicola. E’ un mezzo che garantisce dei risultati unici e che ha sempre il suo fascino.”

Cosa pensi del ricorso alla realizzazione delle immagini utilizzando l’AI?

“L’AI è un settore nuovo. Anche qui bisogna stare molto attenti. Ci può aiutare, ma rischiamo di perdere il nostro pensiero, come ragionare per arrivare ad una immagine.

Diventa tutto troppo facile, troppo uguale. Si andrà a perdere le proprie capacità di ragionamento. L’intelligenza artificiale ci può aiutare ad arricchire alcuni aspetti. Ma è una cosa che bisogna saper gestire.”

Per diventare un professionista c’è bisogno di studio, impegno, sacrificio.

“Assolutamente sì. Dico sempre ai ragazzi che bisogna fare tanta esperienza. Bisogna fare la gavetta. Non bisogna avere subito la presunzione di fare perché anche guardare, vedere come viene fatto un passaggio, respirare determinate atmosfere, è importante.

E oltre alla conoscenza dello strumento bisogna avere anche un approccio umano, capire cosa vogliono le persone. Tutto fa bagaglio!”

Articolo di Emanuela Costantini