Come nasce la tua passione per la moda?
“Mi sono avvicinato alla moda quando mi sono trasferito a Milano.”
Domenico Formichetti, giovane stilista ospite di GlamOUR, preferisce esprimere la sua creatività attraverso i capi che realizza più che attraverso le parole.
Originario di Chieti, Domenico Formichetti inizia il suo percorso creativo a Milano, dove frequenta un corso di Grafica e dove ha la fortuna di incontrare il cantante Ghali.
Il suo brand Formy Studio conquista subito rapdi fama internazionale.
“L’incontro con grandi star della musica mi ha aiutato a farmi conoscere. Ho iniziato a lavorare con Ghali.”
Come nascono le tue creazioni? Le realizzi confrontandoti con chi le dovrà indossare?
“C’è sempre un confronto tra me e l’artista. Considero sempre anche il concept del video, del concerto, del palco.”
Dopo il tuo primo progetto, Fomo (Fear Of Missing Out), realizzi la collezione di sneakers Hot Stuff.
Oggi ti stai dedicando ad un nuovo progetto, PDF, nel quale esprimi tutta la tua passione per la sperimentazione e l’innovazione.
Da cosa trai ispirazione?
“Da qualunque cosa. E comunque cerco di fare sempre ricerca su me stesso. Ho avuto tante passioni da ragazzo. Prendo spunto da tutto.”
Si tende a dare un significato ad ogni scelta stilistica. Quale spiegazione daresti al concept che c’è dietro le tue creazioni?
“Cercare il significato dentro le cose lo trovo forzato. Per me parte tutto dall’estetica. Il primo impatto è pura estetica. La prima cosa che fai, guardando un capo, è vedere se è bello o brutto.”
Ti dedichi molto alla ricerca dei materiali?
“Sì, faccio molta ricerca. Non solo sui materiali, ma anche sulle tecniche di lavorazione, sul design.”
Dunque, il lavoro dello stilista non è così semplice come si crede.
“Per niente. Bisogna lavorare tanto.”
Cosa consiglieresti ai ragazzi che vogliono intraprendere questo percorso lavorativo?
“Di cercare una propria via, senza emulare quello che è stato già fatto o vedere quello che fanno gli altri. Quello che manca oggi spesso è la conoscenza del prodotto, delle lavorazioni e dei tessuti.”
Articolo di Emanuela Costantini