“Ho iniziato, da ragazzo, con mio padre che mi ha indirizzato alle botteghe artigiane sartoriali del mio paese natale, Locorotondo. Lì ho imparato l’artigianato, dividendomi tra scuola e lavoro. E da lì è nata la passione per l’abbigliamento. ”
“L’innovazione, la trasformazione, la ricerca, vedere nel futuro. L’abito è importante. Non è vero che l’abito non fa il monaco, come si dice.”
“Bella domanda. Diciamo che il mondo della moda è cambiato tanto. Quando ho iniziato c’era tanta competizione, tanta gelosia. Adesso le cose sono diverse. C’è stima tra colleghi. Oggi c’è un nuovo modo di vedere le cose. ”
“La moda è un modo di interpretare ed esprimere la società e proiettarla nel futuro con le collezioni moda nelle quali gli stilisti hanno la loro visione della creatività. Spetta a noi modellisti dare il valore aggiunto alle collezioni contribuendo a definire il loro progetto iniziale. Attualmente il pattern maker è fondamentale, insieme allo stilista, per il successo delle collezioni.”
“Negli anni Novanta la tecnologia veniva vista come una mancanza di artigianalità. Oggi le prospettive sono cambiate: un buon artigiano ha bisogno della tecnologia. Pensiamo al taglio automatico, allo studio dei cartamodelli a video”.
“Sì. Se all’inizio c’è una buona progettazione si ha una buona vestibilità. Quando il cliente indossa un capo e nota alcuni difetti significa che non è stata fatta una buona progettazione. ”
“Innanzitutto devono avere passione. Quello della moda è un mondo molto frenetico che richiede anche una grande flessibilità. Poi è importante avere competenze informatiche ma anche abilità artigianali, curare molto la tecnica e aggiornarsi continuamente. ”
Articolo di Emanuela Costantini