Come nasce l’idea del tuo libro “Neuroarchitettura: Unione di neuroscienze e architettura. Come arredare per ottenere benefici psicofisici.”
“E’ nata durante il periodo di lockdown per il covid. Ho iniziato a fare delle trasmissioni sulla mia pagina Facebook ‘ArredaMinds’ (arreda la casa e arreda la mente), che continuano ad andare in onda martedì e venerdì; la mia intenzione è portare nelle case della gente architettura, arte e design, con tantissimi ospiti famosi.
Mi chiedevano cos’è la neuroarchitettura. Così ho pensato di fare un libro per parlare di questa scienza e portarla a casa delle persone.”
Il libro è uscito il 17 ottobre e già sta riscuotendo molto interesse.
“Sì, sono nella 22esima posizione di Amazon su 30 mila titoli che riguardano Architettura e Interior design.
Quando ho iniziato a scriverlo volevo utilizzare parole tecniche, poi ho scelto un linguaggio più semplice, per rivolgermi e farmi capire anche da un pubblico di non addetti ai lavori.“
Questo è il primo di sette volumi dedicati all’architettura che presto pubblicherai.
“Sì, a breve uscirà il secondo che parlerà di architettura olistica. Bisogna capire che arredare solo perché va di moda un mobile o un colore non è sempre giusto, lo dico per esperienza. Anche la disposizione dei mobili influisce su di noi e sul nostro benessere psicofisico, insieme ai colori e alla corretta gestione della luce.“
Hai iniziato a lavorare subito dopo aver concluso gli studi alla UED come libero professionista.
“Sì, progettando mobili e abiti da sposa, nel mio Atelier.
Della Ued ricordo il rapporto amichevole tra studenti e professori e la pazienza dei docenti. Quando avevi delle difficoltà, il professore non ti rimproverava, ma ti spiegava fino a quando non capivi.
In particolare ringrazio il prof. Maurizio Lepore e la ‘sua’ geometria descrittiva. Mi è stata di grande aiuto! Vado spedita con le proporzioni e con i disegni fatti a mano.
E ringrazio anche il prof. Lucio Rosato, che mi ha insegnato a ‘togliere’. Come diceva Exupéry ‘un designer sa che ha raggiunto la perfezione non quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non c’è più niente da togliere’”
Emanuela Costantini